Trovo un po’ di tempo per raccontare alcune cose fatte
ultimamente. “Trovare il tempo”. Fondamentalmente rifletto sulla comunicazione.
Ecco le locandine degli eventi di qualche settimana fa.
Hanno avuto un grande successo, tanta partecipazione, ma hanno suscitato delle perplessità.
Racconto cosa si è fatto…
Le attività proposte in fattoria sono consistite in un gioco
a quiz con domande del tipo “cos’è sa Rèula”, “cosa rappresentano i bambini che
partecipano a su Peti Cocone”, “cosa si fa e cosa no dopo cena nella sera delle
anime”… Non ho fatto altro che trasmettere col gioco la nostra storia; a seguire letture di racconti riportati da Dolores Turchi; dopodiché
abbiamo intagliato due zucche, raccontando cosa simboleggiassero secondo
tradizione, e fatto face-painting a tema. I bambini, naturalmente curiosi,
colgono tutto intuitivamente, sono un incanto.
Al museo un bel gruppo di ragazzi delle medie.
Letture tratte da testi di Dolores Turchi, Quintino Mossa, e
da una preziosa raccolta di racconti di anziani di Galtellì. Tra una lettura e
l’altra tutti hanno avuto qualche aneddoto da condividere, cose raccontate da
nonni e bisnonni. Si è parlato semplicemente del culto delle anime, la nostra
storia, le nostre radici.
Al parroco che a messa ha sconsigliato la partecipazione a
queste occasioni che avvicinano al diavolo e a chi si è preoccupato di conseguenza
sento di dover fare delle precisazioni.
Si, i titoli dei due eventi nelle due particolari date
mescolano Halloween e la “nostra” festa dei morti, volutamente, perché anziché disgregare
e additare “il diverso, ciò che non ci appartiene” penso sia più costruttivo e
sano trovare radici comuni, che sono palesi per chi le vuole vedere.
Su questo punto mi soffermo, anziché approfondire il tema
(su cui ci sono studi e documenti incantevoli).
È vero che delle volte do per scontato che il messaggio sia
sempre chiaro, mi impegnerò di più con i “sottotitoli” prossimamente. È faticoso
però. Chi mi conosce non ne ha bisogno, questo mi consola.
Il fraintendimento dice molto su chi fraintende e niente del
frainteso. Non capita solo sul lavoro, e me ne rattristo. Ma io sono sempre
qui, per chi vuole chiarire, scambiare, o semplicemente condividere come me.